Il 31 agosto 1935, grazie a un’organizzazione del lavoro di sua invenzione, l’operaio Aleksej Stachanov batte i record di estrazione del carbone, raggiungendo la ragguardevole quantità di 102 tonnellate estratte in 5 ore e 45 minuti, quattordici volte l’obiettivo previsto. Nell’Unione Sovietica il 31 agosto divenne il “giorno del minatore di carbone” in suo onore.

La propaganda staliniana, centrata allora internamente sui piani quinquennali, fece di Stachanov il simbolo di un nuovo rapporto con i risultati da parte del lavoratore sovietico: lo stacanovismo. 

Nel corso degli anni la parola ha perso la sua carica utopica e ha finito con l’indicare chiunque anteponga il proprio lavoro a ogni altro risultato personale, sacrificando la salute, le relazioni, il benessere a un’idea di lavoro. Eppure, Stachanov non lavorava più degli altri: semplicemente, era più produttivo.

Rimane il simbolo di una modalità di rapporto con lo studio e con il lavoro basata sul risultato, sulla rapidità, sulla possibilità di fare di più: in qualche modo, Stachanov ha vinto.

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