Gli antichi Romani festeggiavano diversi Natali, cioè il giorno di nascita di divinità, imperatori, o di intere città. Il 13 giugno era considerato il Natale delle Muse, dedicato a un culto che era stato molto importante già in Grecia.
Le muse sono nove, e sono le figlie di Zeus e Mnemosine, cioè la memoria: proteggono le arti, e quindi la nostra capacità di ricordare e raccontare ciò che ci precede (e per questo sono figlie della memoria).
Sono Clio, colei che rende celebre, musa della Storia e del canto epico; Euterpe, colei che rallegra, musa della musica e della poesia lirica; Talia, la festiva, musa della commedia; Melpomene, colei che canta, musa della tragedia; Tersicore, che danza, musa della lirica corale e della danza; Erato, colei che provoca desiderio, musa della poesia amorosa e del canto corale, e anche della geometria; Polimnia, che ha molti inni, musa della danza rituale e del canto sacro, ma anche del mimo; Urania, che è celeste, musa dell’astronomia, dell’epica didascalica e della geometria; Calliope, che ha una bella voce, musa dell’epica e dell’elegia.
L’attribuzione delle muse alle arti cambia nel tempo: può essere uno spunto per inventarsi nuove muse, per il cinema o per TikTok, per i messaggi vocali o per altre forme di comunicazione.
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