La penna è materiale fondamentale per la scuola: la sua storia antichissima viene rivoluzionata nel Novecento con l’invenzione della penna a sfera, detta popolarmente Biro o Bic, due nomi eponimi, cioè legati a persone. La prima di queste persone è László Bíró, un giornalista ungherese, che negli anni Trenta inizia a cercare un’alternativa alla penna stilografica: elegante, raffinata, la stilo richiedeva però molto tempo per essere riempita e rischiava di macchiare le pagine quando era usata per una scrittura veloce (tipica dei giornalisti). Biró, che è del mestiere, nota che gli inchiostri tipografici asciugano rapidamente, e non lasciano sbavature: sono più pastosi, cioè più viscosi. Insieme al fratello György, dentista, sviluppano la formula di un inchiostro adatto a stare in un serbatoio tenuto fermo da una piccola sfera che, rotolando sulla carta, potesse scrivere: il 15 giugno 1938 deposita in Gran Bretagna il brevetto della sua penna. 

La guerra è alle porte, e dopo poco, nel 1941 i fratelli Bíró fuggirono dall’Europa insieme ad un amico, Juan Jorge Meyne, e si trasferirono in Argentina, dove ricominceranno le loro ricerche e lo sfruttamento del brevetto, stavolta a nome Birome (Bíró + Meyne). Subito dopo la guerra, nel dicembre del 1945, Marcel Bich (di famiglia valdostana), compra in Francia con Edouard Buffard nel dicembre del 1945 una fabbrica per la produzione di matite e penne stilografiche. La penna a sfera arriverà nel dicembre 1950: Bich ottiene il brevetto di Biró e lo migliora per creare la BIC, eliminando dal proprio cognome la “h” finale per evitare che suonasse male in inglese.

La penna a sfera si dimostra subito utilissima per l’apprendimento e la diffusione della scrittura, e permette di risolvere anche situazioni particolari, come l’uso della penna in alta quota; per la scrittura fuori dell’atmosfera bisognerà però aspettare il 1965, con il brevetto della prima penna “antigravitazionale”: la Fisher Space Pen. Negli stessi anni si diffonde una notizia e metà tra barzelletta e leggenda metropolitana, secondo la quale la NASA avrebbe speso milioni di dollari nella creazione di una penna di questo tipo, mentre i cosmonauti sovietici, senza spendere rublo, avevano trovato una soluzione razionale: le matite. 

Per onor di cronaca, le matite presentano molti più problemi nello spazio, perché i frammenti di grafite sono pericolosi se inalati, altamente infiammabili, e ottimi conduttori elettrici: tutte cose poco raccomandabili per una missione in una piccola navicella spedita nello spazio. Il primo ordine di penne della NASA, dopo diciotto mesi di test, è di 400 Fisher Space Pen per circa 2400 dollari, acquistate nel 1967 e usate nel 1968. Nello stesso anno l’Unione Sovietica ne comprerà 100.
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