Per contrapposizione alla cattedra, “banco” viene dall’altra parte delle nostre parole: non è greca o latina ma germanica… viene a noi dal longobardo “panka” e dal gotico “banca”. Sono tavoli su cui sedere o lavorare, e sono ancora quelli del mercato (“banchi” o “banchetti” ancora oggi) o quelli dedicati ad alcuni commerci più delicati: i banchi dei pegni, i banchi dei cambi e infine tutti i banchi dei banchieri… e le stesse banche. Se andate a Siena, dove nasce una delle più antiche banche al mondo, il Monte dei Paschi, trovate ancora i Banchi di sotto e i Banchi di sopra, luoghi fisici, con grandi panche (di nuovo) in pietra.
Ma dei mercati nascono altre figure: è nel mercato di Bologna che inizia a vendere le proprie storie il poeta cinquecentesco Giulio Cesare Croce (quello del Bertoldo), che si definisce “cantimbanco”, colui che canta, racconta, sui banchi del mercato. Uno dei tanti che poi saranno anche “saltimbanchi”, quando i loro spettacoli diventeranno più mossi e più vari.
Dal banco insomma passa tutto: lo spettacolo e la storia, i soldi e la povertà, i motori e i prestiti, fino alla stessa scuola, dove il banco è anche banco di prova.
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