Il 25 luglio 1943 Benito Mussolini viene destituito ed arrestato: il giorno dopo entrerà in carica il Governo Badoglio. 

È un momento di grande euforia, di festa diffusa (i dubbi subentreranno nei giorni successivi). La notizia si diffonde via radio, e poi col passaparola. 

I fratelli Cervi in quel momento stanno lavorando i campi e ricevono la notizia con un po’ di ritardo. Come raccontava Alcide Cervi: «Aldo ci dice di far esplodere la contentezza, intanto si vedrà. E propone: papà, offriamo una pastasciutta a tutto il paese. Bene dico io, almeno la mangia. E subito all’organizzazione. Prendiamo il formaggio dalla latteria, in conto del burro che Alcide Cervi si impegna a consegnare gratuitamente per un certo tempo quanto basta. La farina l’avevamo in casa, altri contadini l’hanno pure data, e sembrava che dicesse mangiami, ora che il fascismo e la tristizia erano andati a ramengo. Facciamo vari quintali di pastasciutta, insieme alle altre famiglie. Le donne si mobilitano nelle case, intorno alle caldaie, c’è un grande assaggiare la cottura, e il bollore suonava come una sinfonia. Ho sentito tanti discorsi sulla fine del fascismo, ma la più bella parlata è stata quella della pastasciutta in bollore.»

Ancora oggi, a Gattatico, nella Casa dei fratelli Cervi, si celebra quella data con la Pastasciutta Antifascista, iniziativa ripresa un po’ in tutta Italia, in scala piccola e grande, il 25 stesso o nei giorni seguenti. Perché anche la pastasciutta è un bel discorso. 

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