Nell’odierno contesto educativo, la cura pedagogica non può prescindere dall’importanza di una didattica emotiva. Tradizionalmente, l’istruzione è stata focalizzata principalmente sul trasferimento di conoscenze e abilità tecniche, trascurando il ruolo cruciale delle emozioni nel processo di apprendimento. Recenti studi psico-pedagogici dimostrano che l’integrazione delle competenze emotive nella didattica non solo favorisce un apprendimento più significativo, ma contribuisce anche allo sviluppo globale dell’individuo.
Possiamo dunque vedere le emozioni come “gesti di cura” importantissimi. Il termine “cura” viene usato da otre ventiquattro secoli, cura come “riguardo”, come interessamento. Mi colpisce la sua radice indoeuropea ossia “prestare attenzione” ma notiamo qui come entra in gioco la nostra inclinazione d’animo perché non basta l’attenzione istantanea nel processo di cura, quest’ultima segue un processo e segue un’apertura verso l’altro.
La didattica emotiva pone l’accento sulla consapevolezza e sulla gestione delle emozioni, sia da parte degli insegnanti che degli studenti. Gli insegnanti, riconoscendo l’importanza delle emozioni, possono creare un ambiente di apprendimento più inclusivo e motivante. Essi diventano facilitatori del benessere emotivo degli studenti, promuovendo una cultura scolastica basata sulla comprensione, l’empatia e il rispetto reciproco.
Per gli studenti, sviluppare competenze emotive significa imparare a riconoscere e gestire le proprie emozioni, migliorando così la capacità di affrontare situazioni stressanti e di risolvere conflitti. Queste abilità sono essenziali non solo per il successo scolastico, ma anche per la vita quotidiana. Infatti, gli studenti emotivamente consapevoli mostrano una maggiore capacità di collaborazione, una migliore gestione dello stress e una più alta autostima.
L’importanza della didattica emotiva è evidente anche nel modo in cui favorisce l’inclusione. Gli studenti con difficoltà emotive o comportamentali trovano in questo approccio un supporto che li aiuta a sentirsi accettati e valorizzati, riducendo il rischio di esclusione sociale e di abbandono scolastico. Inoltre, promuovere un’educazione emotiva può contribuire a prevenire fenomeni di bullismo, poiché incoraggia la comprensione e il rispetto delle differenze.
Il mio parere di pedagogista e progettista didattica è che oggi la “pedagogia” debba essere vista come una relazione basata su:
–Impegno
-Desiderio
-Prendersi cura
Sia della crescita di sé stessi che dell’altro in un processo di “Auto-realizzazione”.
C’è oggi la necessità di una “disponibilità affettiva” ossia cercare il benessere dell’altro di credere nel suo futuro e di aiutarlo a sviluppare le sue risorse e a coltivare i suoi talenti.
La relazione pedagogica è un’esperienza affettiva, aiuta il bambino a crescere in modo armonico favorendo il suo dialogo interiore. Portare lezioni d’amore a scuola oggi è un obiettivo educativo importante perché come afferma L. Buscaglia: “siamo nati per amare…oggi penso che il più intelligente è chi ama di più!”.
In sintesi, la cura pedagogica attraverso la didattica emotiva rappresenta una svolta fondamentale nell’approccio educativo. Essa non solo migliora il rendimento scolastico, ma prepara gli studenti a diventare individui emotivamente intelligenti e socialmente responsabili. Integrare le emozioni nel processo educativo non è più un’opzione, ma una necessità per formare cittadini consapevoli e capaci di affrontare le sfide della vita con resilienza ed empatia.
Bibliografia
-La relazione d’aiuto M. A. Gelati Mursia Editore
-Nati per Amare L. Buscaglia Mondadori Editore
-Manuale di etica universale V. Giacomin Terra nuova edizioni
-I laboratori del cuore M. Tropeano Nep Edizioni.
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