Riusciremo, questa sera, nella titanica impresa di spegnere il cellulare per un’ora? Noi di Occhiovolante ci proviamo – unendoci alla proposta dello Sconnessi Day – e ne approfittiamo per darvi anche un interessante consiglio di lettura.
Da 5 anni si festeggia, il 22 febbraio, lo Sconnessi Day, la giornata mondiale della Sconnessione da Internet. Nata nel 2018 in occasione dell’uscita del film “Sconnessi” di Christian Marazziti, questa ricorrenza vuole porre l’attenzione sulla nostra dipendenza dalla Rete.
Il problema si è fatto infatti sempre più serio, tanto da guadagnarsi anche un termine specifico: “nomofobia” – acronimo di “No Mobile Phone Phobia” – che indica la paura di non essere rintracciabili e ritrovarsi improvvisamente disconnessi dalla Rete internet e mobile.
Quanti di noi, in maniera più o meno consapevole, controllano spesso se hanno campo, se hanno un livello di carica sufficiente, se è arrivata la notifica su Whatsapp piuttosto che su Facebook? Tanti, tantissimi. Continuamente.
C’è quindi davvero bisogno di questo Sconnessi Day, che più che un giorno (purtroppo 24 ore sono davvero tante lontane dal cellulare, considerando anche il fatto che tantissimi lo utilizzano come strumento di lavoro) si riduce a un’ora, dalle 20.30 alle 21.30. Un orario scelto non a caso, visto che coincide con quello della cena, momento in cui la famiglia dovrebbe raccogliersi attorno alla tavola, raccontandosi la giornata.
Consiglio di lettura
Questa Giornata ci offre l’occasione per consigliarvi un curioso libro, dall’alto potere nostalgico: “100 cose che abbiamo perso per colpa di internet”, di Pamela Paul. L’opera ci riporta nel «Preinternettiano», epoca in cui nessuno aveva idea di che cosa fosse un sito, uno smartphone o un’app digitale, per farci scoprire che cosa abbiamo perso o stiamo perdendo con l’avvento dell’online.
Così, il lettore si ritrova a sfogliare un vero e proprio inventario di 100 oggetti, emozioni e consuetudini (ma probabilmente sono molte di più) che sono letteralmente sparite dalla nostra vita.
Dall’antico timore che nessuno si ricordasse il nostro compleanno, alle lettere scritte a mano; dall’avventurarsi in un luogo sconosciuto armati solo di una mappa sbrindellata, all’immergersi completamente in uno spettacolo al cinema o a teatro.
Un libro che ci invita a ripensare le nostre giornate iperconnesse – e dunque perfetto per lo Sconnessi Day – perché possano tornare a riempirsi di creatività e smarrimento, lentezza ed empatia.
Ma soprattutto, la prima tra le cose che più ci ha colpito di questo volume, ci invita a riscoprire una grande risorsa che abbiamo perso: la noia. In fila dal dottore, in coda alle poste, persino nelle situazioni più monotone non ci permettiamo il lusso di annoiarci: tiriamo fuori lo smartphone ed eccoci connessi con persone, situazioni, gossip dell’ultimo minuto. Eppure, quanto sarebbe utile e sana un po’ di noia, che ci costringe a mettere in moto il cervello, cercando soluzioni creative a questioni o situazioni che dobbiamo gestire?
Personalmente, le idee migliori mi sono sempre venute al volante o sotto la doccia, gli unici due momenti in cui mi è letteralmente impossibile usare il cellulare: coincidenze? Non credo proprio.
Foto di copertina by Creative Christians su Unsplash