La proposta operativa di Sonia Coluccelli per mantenere la relazione educativa anche se lontani. Perché la scuola si fa insieme!

Come mantenere la relazione educativa anche se lontani?

È mattina, Luca ed Elisa si alzano dal loro letto, fuori il cielo è grigio e si annuncia un’altra giornata senza scuola per colpa di un virus che ha un nome che sa un po’ di favola ma che fa diventare seri i visi di tutti i grandi. Che noia! È tutto chiuso e poi è meglio evitare di trovarsi in troppi nello stesso posto, così hanno detto i medici. Ma chissà cosa sta succedendo là fuori? Vorrebbero tanto avere qualche potere magico per volare in alto, invisibili, lo vorrebbero proprio. E lo sappiamo, i desideri quando sono intensi hanno potere di fare miracoli e così, senza nemmeno accorgersene, Luca ed Elisa si trovano per aria, leggeri come un aquilone che sorvola la città. Succede proprio ora, mentre tu stai leggendo, in questo giorno dove tutto è un po’ diverso dal solito. Si guardano sbalorditi un po’ spaventati; Elisa guarda il suo fratellone: “ e ora, dove andiamo Luca?” …

Inizia così, con una email che arriva ai bambini tramite i loro genitori, proprio nei primi giorni di chiusura delle scuole e di restrizioni severe, il viaggio di parole e pensieri di 19 bambini di una classe IV di scuola primaria.

I primi giorni li affronto di slancio, senza ancora aver predisposto dispositivi più strutturati per inviare loro proposte, materiali, progetti di lavoro comune.

Mi muovo con in testa quello che ancora oggi, dopo un mese, è l’obiettivo primario per attraversare questo tempo come maestra: rimanere con i bambini nel cerchio che è il luogo fisico di gran parte del nostro lavoro in classe, continuare a pensare e pensarsi insieme, partire dalla relazione per costruire sapere e per capire cosa farne del sapere, nel mondo. Sembra lontano il mondo, sembra lontana la nostra scuola e rimanere in cerchio non è facile. In quella mail lo scrivo e dico ai miei bambini quanto sono convinta che possiamo trovare strumenti per continuare a essere individui e gruppo anche a distanza.

La scrittura a staffetta è uno strumento semplice e stimolante, anche solo utilizzando il canale delle mail. Ed è uno strumento che è alla portata di bambini e ragazzi di diverse età, nei più piccoli in forma più ludica con l’aiuto degli adulti, nella primaria in modo più articolato seguendo lo sviluppo delle competenze dei bambini in crescita, per adolescenti delle secondarie con contenuti e riferimenti letterari potenzialmente anche molto complessi o specifici, dal fantasy, al romanzo storico, al giallo.

Insieme a quell’incipit mando a tutti i bambini l’elenco alfabetico della classe con i relativi indirizzi di posta elettronica e chiedo a ciascun bambino di leggere quanto gli arriva aggiungendo cinque righe e spedendo al successivo.

Il primo partirà dal mio spunto, scriverà il suo contributo, spedirà al secondo che aggiungerà le sue 5 righe e poi spedirà al terzo e così via. Sarà Marta, ultima in ordine alfabetico a rispedire a me la storia con i contributi di tutti.

Poche sere fa, tra le tante, trovo quella mail, dopo venti giorni che sembrano un’eternità, in cui tutto è cambiato molte volte, Luca ed Elisa, i protagonisti della storia, ritornano qui.

La lettura, ricca e lunghissima, che i bambini mi offrono è stupefacente: viaggi intercontinentali propiziati da un oggetto con poteri straordinari

C’è un anello d’oro. Luca dice: “Magari è un anello magico!”. Elisa lo mette al dito e lo gira e rigira, poi succede che li trasporta al Polo Nord.

 pezzi di vita e di luoghi del cuore

… l’amico del vecchio incantatore, di nome Adenane (nome del bambino che sta scrivendo questa parte, di origine marocchina NdA), gli dice “potete restare qui visto che voi siete i benvenuti e io potrei mostrarvi tutte le bellezze del Marocco: il deserto, la campagna, il mare, le montagne. Decidete voi dove volete che vi porti!” (…) si dirigono verso il posto più vicino: il mare. Quando arrivano a destinazione si siedono ad ammirare la bellezza delle onde, uno spettacolo meraviglioso che di certo avrebbero potuto vedere una sola volta nella loro vita, poi si dirigono verso le montagne (…) subito si mettono a giocare con la neve. (…) Dopo aver giocato si siedono ad ammirare il panorama, che è bellissimo e Adenane dice: “andiamo nel mio posto preferito, il deserto!” e lì cavalcano cammelli e guidano le moto di sabbia. Alla fine, Adenane dice: “adesso è l’ora che voi torniate in Italia perché dobbiamo accettare il nostro paese, quando c’è il male e quando c’è il bene “

 e la ricerca di una cura per il virus

Elisa gira l’anello e si ritrovano in Mongolia in una tenda colorata e misteriosa con all’interno tanti bambini che giocano. Luca ed Elisa gli chiedono: “Avete qualche antica medicina per sconfiggere il virus?”.

il riferimento ai luoghi dove si sta lavorando per salvare vite umane.

“Perché non andiamo all’ospedale Sacco? lì c’è un grande medico che si chiama Giuseppe, forse possiamo dare le tre pietre a lui.”

Incontri imprevedibili in luoghi dal nome evocativo

“noi cerchiamo il dottore che sappia unire le pietre magiche per sconfiggere il virus” Giuseppe dice loro che non è lì a Milano la persona giusta ma che devono andare a Roma.

Allora Luca chiede al dottore: dove si trova questa persona a Roma? lui risponde: si trova in via Il virus numero 19, ma non è un umano è un folletto di nome Flip, è uno scienziato!

E un finale degno di un libro fantasy

…improvvisamente, si sente un rumore sempre più vicino, come dei passi e poi un gran frastuono. Luca ed Elisa sentono un vento freddo. E una voce che dice: “Luca… Elisa… è ora di andare. Svegliatevi, pigroni! Dai, che finalmente si torna a scuola!” È la loro mamma che intanto sta tirando su la tapparella della camera e apre la finestra. Luca ed Elisa si guardano meravigliati e Luca chiede a Elisa: “Ma allora era un sogno? Tu cosa hai sognato? “ Elisa risponde: “Io ho sognato di salvare il mondo dal virus con te, un orso bianco, tanti personaggi simpatici e un folletto di nome Flip.

E tu?” “La stessa cosa” risponde Luca sorpreso. “Ma allora il virus?” chiedono entrambi alla mamma. È STATO SCONFITTO, grazie agli scienziati, ai medici, agli infermieri, a chi ha permesso a tutti di avere cibo e medicine… e anche alle tante persone che sono state a casa come voi.” Luca ed Elisa si guardano e si abbracciano gridando di gioia, felici che la realtà sia più bella del sogno che avevano fatto. Si alzano dal letto e vanno in cucina per fare colazione. Sul tavolo c’è un anello d’oro…

Ecco. Quello che ritorna da questo schermo è forse ancora più di quello che speravo, ritrovo nel contributo di ciascuno il funzionamento della mente e dell’animo che ben conosco e allo stesso tempo tutto sembra pensato da una sola penna (o tastiera) o da un accordo che nella realtà non è mai potuto avvenire. Siamo ancora in cerchio.



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