Tre maestre, tre scuole diverse, per scoprire come le classi stanno vivendo l’emergenza di queste settimane legata al Coronavirus.

Che sia una situazione nuova e delicata, lo sanno tutti, non solo da un punto di vista sanitario. L’arrivo del Coronavirus ha cambiato le abitudini di tutti gli italiani, anche dei più piccoli. Negozi chiusi, palestre chiuse e soprattutto scuole chiuse, una misura inevitabile per arginare il virus.

Ma scuola significa tante cose, non solo didattica.

Per parlarne con le dirette interessate, abbiamo incontrato (in maniera virtuale) tre maestre di tre scuole primarie differenti, nel comune di Firenze, per porre loro alcune domande.

Ne è nata un’intervista a tre voci, una tavola rotonda on-line, che ci racconta l’incredibile sforzo che i docenti compiono per stare vicino ai loro alunni, non solo da un punto di vista didattico, ma anche emotivo ed educativo.

Un’intervista che ci restituisce anche l’eterogeneità della nostra scuola.

Loro sono la maestra Carla Caiafa (dell’Istituto Comprensivo Le Cure), la maestra Francesca Liberati (delle Scuole Pie Fiorentine) e la maestra Elena Bini (dell’Istituto Comprensivo Pieraccini). Pubblichiamo qui la prima parte dell’intervista, dandoci appuntamento al prossimo articolo.

Grazie a tutte di esservi collegate con Occhiovolante. Subito per voi una domanda importante. La maestra è, per sua natura, un punto di riferimento “concreto” per i suoi alunni. Come vi sentite a essere diventate maestre “virtuali”?

Maestra Carla: È una sensazione totalmente nuova, per tutti quanti. Devo dire che non è facile portare avanti il nostro lavoro in questa situazione, soprattutto con bambini così piccoli. Certo, la didattica a distanza ci aiuta molto a mantenere il contatto, almeno umano, con i nostri allievi e ci rende, quantomeno, “più tecnologici”! Il segreto è cercare di vedere sempre l’aspetto positivo e propositivo di ogni novità.

Maestra Francesca: Per quanto mi riguarda, è una delle prove più difficili che sto affrontando. Fare la maestra senza avere i bambini davanti è difficilissimo. Mancano gli sguardi, le domande, le risate e tutta la quotidianità. Credo comunque che sia importantissimo mantenere il filo che ci unisce: i bambini devono continuare ad avere le loro sicurezze, i loro affetti anche se soltanto virtuali. Attraverso i nostri semplici messaggi, loro ci sentono vicini e questo è molto importante.

Maestra Elena: È vero, si è scatenata una corsa alla didattica a distanza, ma quanti insegnanti e quante classi sono veramente pronti? Io ad esempio insegno in una quinta di 25 alunni, dei quali soltanto 7 o 8 sono italofoni e molti vivono condizioni socio-culturali difficili. Ai colloqui alcuni genitori non avevano la password di accesso al sito dell’Istituto e quindi erano ignari dei risultati conseguiti dai loro figli. Anche i compiti vengono svolti saltuariamente e con modalità discutibili, per l’assenza delle famiglie. Gli alunni sono spesso gli interpreti dei rapporti con le famiglie. Credo che alcune di queste famiglie difficilmente seguiranno la piattaforma dell’istituto dove viene svolta la didattica a distanza.

Come avete deciso di rimanere in contatto con i vostri alunni? Quali strumenti utilizzate?

Maestra Carla: Il giorno dopo la sospensione delle attività scolastiche, giovedì 5 marzo, ho inviato un video-messaggio a bambini e famiglie, per far sentire la mia presenza. Dopodiché, con le colleghe, abbiamo attivato l’app Hangout, per garantire dei momenti di comunicazione collettiva, a gruppetti di 4/5 alunni per volta. Abbiamo anche scaricato dei giochi ortografici da proporre ai bambini attraverso dei link di Learning Apps, che sono stati apprezzatissimi, perché semplici e divertenti, da fare in qualsiasi momento della giornata. Infine abbiamo scaricato la piattaforma Padlet, adeguandoci alle indicazioni d’Istituto, che sto usando attualmente per proporre i compiti, ma anche video, letture e lavoretti di arte e immagine.

Maestra Francesca: Inizialmente ho sentito gli alunni tramite messaggi vocali, è così che io e le mie colleghe abbiamo dato i primi compiti a casa. Adesso la scuola si è organizzata con una piattaforma via mail, stiamo utilizzando Google Drive. In questo modo possiamo comunicare con le famiglie, assegnare compiti e suggerire video e letture, ma anche avere delle piccole restituzioni didattiche facendo molta attenzione alla privacy di ogni famiglia.

Maestra Elena: Ho cercato da subito di essere vicina a miei alunni con messaggi e note vocali su Whatsapp , per far giungere a loro, attraverso la mia voce, una qualche normalità. Li ho anche brontolati perché avevano dimenticato qualche libro in classe! Così qualche giorno fa, previa autorizzazione della Dirigente, sono andata a scuola, ho riempito la macchina dei loro libri e li ho clandestinamente consegnati ai genitori in modo che tutti potessero lavorare. Adesso, ogni tre o quattro giorni, mi faccio sentire e assegno loro il lavoro. Il nostro Istituto sta utilizzando la piattaforma Moodle, con la formazione di classi virtuali, e devo dire che gran parte del corpo docente, anche se non esperta, si è impegnata fin da subito a utilizzarla.

Leggi il secondo articolo della nostra tavola rotonda on-line, con le insegnanti della primaria.