Mediare obiettivi trasversali in classe: capire cosa è davvero importante per la classe e mediare la lezione

Classe. Insieme di individui finiti insieme per caso con l’obiettivo di imparare cose nuove.

Classe. Insieme di individui che condividono spazi e tempo insieme con l’obiettivo di formare un gruppo.

Classe. Insieme troppo numeroso e chiassoso di individui a cui si deve insegnare qualcosa.

Classe. Insieme di individui, fra cui ci sono anche io insegnante ed educatore, che condividono obiettivi, spazi, tempi, risate, lacrime, pezzi di vita e che ha come obiettivo quello di non lasciare indietro nessuno e di creare in ognuno uno buon ricordo ( e qualche aneddoto) di questo periodo insieme.

Voi quale definizione preferite? Il dottor Feuerstein credo preferirebbe l’ultima…

In tutti gli articoli precedenti abbiamo cercato di declinare questo metodo educativo all’interno della didattica in senso stretto, ma sappiamo che insegnare è molto di più. È percepire l’intera classe come gruppo facendo attenzione ai singoli e alle relazioni fra loro, osservando le debolezze e le potenzialità di ognuno.

Sicuramente è un lavoro molto difficile e la cosa più difficile in assoluto è: definire la priorità! Qual è la priorità della mia classe? Non la mia, ma della mia classe. Come faccio a tenere insieme tutte queste informazioni sulle materie, sui ragazzi, sulle loro famiglie e su di me come insegnante?

Questo è un livello di complessità molto alto e fa parte in piena regola di uno dei processi mentali che Feuerstein introduce nel suo metodo; diversamente dai criteri della mediazione che riguardano il rapporto fra le persone (mediatore e bambino/ragazzo) i processi mentali analizzano le strategie che si mettono in pratica durante un compito.

Prima di trovare la nostra priorità in una classe, cerchiamo allora di coglierne  la complessità e cercare di analizzarla in modo analitico, ipotizzare soluzioni, e scegliere la via educativa migliore per quella classe in quel momento.

Sembrano banalità, ma quante volte ci si fa prendere dalla routine e dal caldo braccio accogliente del “ho sempre fatto così”?

Occorre mediare ogni singola lezione, il materiale può anche essere il solito di sempre, ma lo sguardo, le parole, l’obiettivo di ogni lezione deve cambiare costantemente.

Questa estate ho tenuto un corso sul metodo di studio con un gruppo di ragazzi che si apprestavano a iniziare la scuola media. Lavoriamo molto sui processi mentali che stanno dietro a una programmazione dei compiti e usiamo delle schede che ci aiutano a rendere concreto quei processi. Qualche mese dopo vedo la sorella universitaria, di uno dei ragazzi. Prendiamo la stessa scheda utilizzata per il fratello, ma la mia mediazione era totalmente diversa, lei mi guarda e dice: “Ma sai che credevo che queste fossero solo cose da bambini? Invece io mi sono davvero sentita aiutata!”.

Lo strumento è un mezzo…nulla di più.

Classe: insieme di persone con cervello, sentimenti, strumenti ed abilità proprie capaci di essere straordinari nella loro complessità.