Intervista a Monica Guerra, presidente di Bambini&Natura, sull’importanza del gioco libero all’aperto, tra comuni che invitano gli automobilisti a rallentare perché i bambini giocano ancora in strada e i divieti nei condomini e a scuola.

Partiamo dalle basi: qualsiasi regolamentazione del diritto al gioco dei bambini deve rispettare quanto disposto dalla Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza (Convention on the Rigths of the Child), del 20 novembre 1989. In particolare, si fa riferimento all’articolo 31 dove si afferma che

“Gli Stati parti riconoscono al fanciullo il diritto al riposo e al tempo libero, a dedicarsi al gioco e ad attività ricreative proprie della sua età e a partecipare liberamente alla vita culturale ed artistica”.

Ma questo diritto viene davvero garantito? La buona notizia è che dal Trentino alla Puglia – da qualche anno – spuntano i cartelli all’ingresso dei paesi o delle piazze che invitano gli automobilisti a  prestare attenzione e rallentare perché, si specifica, “qui i bambini giocano ancora per strada”. Positivo anche che molti comuni abbiano preso e stiano prendendo posizione sull’abuso di divieti presenti nei regolamenti condominiali. Vero anche, ahimè, che i divieti sono presenti anche a scuola. E di bambini, fuori, se ne vedano pochi. (Ne hanno parlato, in questi giorni, anche a Rai Radio Tre, nel programma  Tutta la città ne parla). Abbiamo contattato Monica Guerra, pedagogista, ricercatrice  Università Milano-Bicocca e presidente di Bambini & Natura e le abbiamo rivolto qualche domanda sull’importanza del gioco, ma anche su strutture, aree attrezzate, parchi e …cortili.

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Foto Francesco Crisponi

Monica, quanto importante è lo “stare fuori” a contatto con la natura, con l’ambiente esterno, con quello che ci circonda?
Che stare fuori a giocare sia importante, anzi necessario, è ormai confermato da moltissime evidenze anche scientifiche. I bambini che hanno la possibilità di vivere in modo continuativo una parte del loro tempo all’aperto, in particolare in natura, ne beneficiano dal punto di vista fisico, emotivo, sociale, cognitivo. E per ognuna di queste aree da talmente tanti aspetti che permetterglielo non può che essere una priorità.

Dai parchi divertimento a quelli avventura ai playground cittadini la sensazione è che per essere kids friendly un luogo sembra debba essere necessariamente “a tema”. E’ davvero così?
Per moltissimi gli spazi a disposizione non sono grandi parchi verdi, boschi, campagne, spiagge… La maggior parte dei bambini oggi nel nostro paese abita in contesti urbani, più o meno grandi, e anche molte scuole non hanno a disposizione cortili o giardini in cui il verde è la parte più valorizzata. Ma ci sono altre possibilità, altrettanto importanti. Oltre a cercare piccole occasioni per passare del tempo in natura quando è possibile, si possono valorizzare gli altri spazi pubblici all’aperto che si hanno a disposizione. 

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Cosa è possibile fare, cosa si sta muovendo, come possiamo contribuire per aumentare questa consapevolezza?
Ogni città dovrebbe garantire degli spazi a misura di bambino, in modo che per i più piccoli, ma anche per i più giovani, ci siano spazi belli per poter stare e giocare. Questi spazi non sono necessariamente playground e aree attrezzate, anzi. I bambini e poi i ragazzi hanno bisogno di luoghi pensati per loro, che però non significa strutturati, in cui poter portare i propri bisogni, i propri modi di essere e di fare. Spazi verdi, in cui tornare ad imparare la bellezza dello stare, dell’osservare, del conoscere e familiarizzare con la natura o con il proprio ambiente di vita, senza che le azioni siano condizionate dal gioco scelto per loro da altri, limitandolo e piegandolo di nuovo ad attività strutturate, di cui la loro vita è già piena.

Questo vale per i luoghi del tempo libero, ma anche per quelli della scuola, in cui gli spazi esterni gioverebbero di maggior verde, possibilità di movimento, aree realmente ricreative, in cui cioè rigenerarsi fisicamente e mentalmente, ognuno nei modi che gli sono più congeniali.

Ma anche gli spazi urbani meno verdi possono rappresentare una opportunità importante quando tornano ad essere luoghi comuni da poter abitare in sicurezza. Penso alle piazze, che in alcuni paesi sono ancora luoghi in cui ci si può ritrovare per giocare, ma penso anche ai cortili dei condomini, che dovrebbero sempre essere luoghi in cui i bambini sono i benvenuti. Ovviamente è importante che i bisogni di tutti, anche di chi ha un’età differente e ha bisogno di lavorare o riposarsi, siano rispettati, ma i divieti di gioco dei bambini negli spazi comuni non sono mai un buon segnale. Perché dove ci sono i bambini c’è possibilità di incontro tra generazioni, c’è maggior sicurezza per tutti, c’è investimento sulle generazioni che stanno crescendo. Non è rispondere solo ad un bisogno, più che legittimo, dei bambini: è curare la comunità e beneficiarne tutti.
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