Inizio con una piccola e trascurabile confessione. Ho letto “Il gabbiano Jonathan Livingston” di Richard Bach all’epoca della sua uscita in Italia, nei primi anni Settanta (del secolo scorso…) e non ho memoria di un libro particolarmente importante. Forse dovrei rileggerlo e ricredermi, perché proseguendo pagina dopo pagina nel meraviglioso “Dammi la mano” di Simona Binni (Edizioni Tunue’, Latina, 2015/2024) mi sono reso conto che se ne fa spesso cenno, con riferimenti che c’entrano moltissimo con la storia che viene raccontata. Maya Ferri e Gianluca (detto Jonathan) Orfei sono due adolescenti, compagni di classe, che conosciamo nella prima pagina in attesa fuori dall’ufficio della preside della scuola che frequentano, in attesa di esser messi a conoscenza dei provvedimenti che li attendono dopo la rissa che li ha visti protagonisti. Saranno affidati al giovane professor Dante, nuovo responsabile disciplinare nella loro sezione. Entrambi provengono da una situazione famigliare molto difficile: Maya vive con la madre che l’ha avuta a diciassette anni, senza un padre che si è dileguato subito; Gianluca con un padre vedovo che non si è mai ripreso dal lutto della scomparsa della moglie e che è scivolato progressivamente nella depressione e nell’alcolismo, con la conseguente perdita del lavoro. La “punizione” escogitata dal professor Dante è particolare (e geniale): i due, che non si sopportano, dovranno risistemare insieme la carcassa di un CR-42 Falco, un biplano della seconda guerra mondiale, trascorrendo i mesi da gennaio a giugno per renderla presentabile alla festa di fine anno scolastico.
Simona Binni – laureata in Psicologia dell’età evolutiva, coordinatrice artistica della collana “Ariel” di Tunue’, dedicata ai temi del femminile e della parità di genere, autrice anche di “Anima e il vulcano”, “Silverwood Lake” e “La memoria delle tartarughe marine” – e’ scrittrice di intensa profondità e disegnatrice altrettanto preziosa. Il suo tratto è la sua cura del colore potrebbero apparire a volte infantili (ma mai infantilistici), ma di quella leggerezza e grazia che sono proprie dei bambini e delle bambine in quei momenti, che secondo me rasentano la sfera del sacro, in cui sono al massimo grado compresi e impegnati in un lavoro che li avvolge completamente. Ecco quindi che seguendo la maturazione del rapporto tra Maya e Gianluca-Jonathan – con una playlist che comprende “Una storia sbagliata” di Fabrizio De Andre’ e Massimo Bubola, “Incantevole” dei Subsonica e “Wonderwall” degli Oasis – veniamo accompagnati nelle pieghe di una storia che ha echi universali, nei quali ciascuno e ciascuna di noi potrebbe ritrovarsi. È la storia del progressivo riconoscimento e dell’apertura all’accoglienza dell’altro, del suo volto, delle gioie e dei dolori che attraversano i suoi giorni, della sua diversità e, al contempo, della somiglianza al cammino intrapreso da chi guarda. E’ il passaggio dall’ “io” autoreferenziale ed egotistico al “tu” che significa disponibilità all’incontro, che non è limite al nostro essere individuale, ma suo completamento e arricchimento e compimento. Nel centinaio di pagine di disegni e parole realizzati da Simona Binni abbiamo la fortuna di incontrare tutto questo e anche molto altro, che non va descritto nel dettaglio, per non guastare il gusto e la bellezza di una lettura a mio parere imperdibile sia per gli adulti che per i ragazzi e le ragazze.