“I bambini sono come spugne” dicono tutti, “hanno una mente elastica, imparano tutto e velocemente”. “Verissimo” rispondo io, assorbono in fretta e… con altrettanta velocità rilasciano, dimenticano!

Sì, la vostra intuizione è assolutamente esatta, voglio parlare di compiti delle vacanze, punto focale di tanti, forse troppi post, discussioni e polemiche, per cui anche mio nipote di tre anni direbbe “Ancora, nonna? Uffa, che barba!”

Tuttavia, il periodo in cui proporre un dialogo riguardo la fatidica diatriba, compiti sì / compiti no, è proprio questo, in prossimità della fine delle lezioni e, ben disposta ad accettare critiche e confronti, vi dirò il mio parere personale basato sul comportamento di insegnanti e genitori.

Partendo da noi insegnanti, beh, ognuno è libero di assegnare compiti e attività oppure no. Per carità… nulla da obiettare, considero la libertà di svolgere e applicare la propria personale idea di didattica sacrosanta e irrinunciabile!

Quindi, avremo chi carica i bambini in modo pesante, chi dà per compito il “finire il programma”, chi invece decide che hanno bisogno di relax, riposo e divertimento, quindi non assegna nulla, e infine chi assegna un lavoro medio e di ripasso. Il fatto è che in settembre all’inizio della scuola, indipendentemente dalle attività estive assegnate, il risultato è nella maggior parte dei casi assolutamente identico: i ragazzi ricordano poco o nulla di ciò che è stato fatto in classe!

Le vacanze estive sono troppo lunghe? Si saranno divertiti troppo?

No, non credo proprio.

A mio parere, il motivo è da ricercare nel ruolo principale che svolgono le famiglie nel processo di istruzione dei propri figli. Lungi da me accusare i genitori, anch’io ne ho il ruolo e lo status e anch’io ho commesso errori, tuttavia, tra i diversi comportamenti, possiamo osservare e quasi sentire l’eco di suggerimenti quali: “Dai, falli subito, così poi non ci pensi più!” oppure “Adesso riposati, li farai in settembre, tanto c’è tempo!”

Nel primo caso, quello del “Dai, falli subito”, le vacanze estive di accorciano di due settimane, ma rimangono ugualmente molto lunghe.

Nel secondo caso, quello dell’“Adesso riposati” i bambini e le bambine a fine estate saranno sottoposti a un confuso accumulo di informazioni e a uno stress tale da dimenticare in un batter d’occhio qualsiasi tipo di riposo e divertimento.       

Messa così la questione sembra irrisolvibile e un sonoro “Va beh, lasciamo stare e passiamo ad altro” per i più sarebbe una saggia soluzione.

Tuttavia, avrei un’idea riguardo la quale, ripeto, sono ben disposta ad accettare critiche e confronti. Perché non coinvolgere le famiglie nella crescita e costruzione dei saperi dei propri figli?

Non vi suggerisco un pesantissimo incontro con i genitori, potrebbe bastare un breve video in cui vi servirà una vaschetta con un po’ d’acqua e due spugne. Per iniziare, prendete una spugna, immergetela nell’acqua e mostrate quanto facilmente e rapidamente accoglie il fluido, poi strizzatela e di nuovo mostrate quanto facilmente e rapidamente elimina il fluido.

Potrete paragonare la spugna alla mente e il fluido alla conoscenza e a questo punto far notare la seconda spugna asciutta e raggrinzita perché non immersa. (Certamente alcuni potranno sorridere di ciò in cui vi siete messi in gioco, ma appunto per questo… lo ricorderanno!)

Se verranno immersi in situazioni appropriate e in modo adeguato, anche bambine e bambini potranno tornare a scuola ricordando ciò che hanno imparato l’anno precedente, La nostra mente, i nostri processi cognitivi, la nostra memoria, funziona per analogie e associazioni e per lo più per immagini. Basterà una parola in inglese, perché una parola tira l’altra, per prendere il proprio figlio per mano e condurlo attraverso il ricordo di una unit svolta, un episodio accaduto in classe e di lì il ripasso di un argomento. E se non ricorda… perché non riguardarlo insieme?

Certamente, alcuni genitori potranno considerare tutto questo un impegno gravoso, ma l’estate è il loro spazio e il loro tempo, quello da trascorrere con i loro figli. E poi, in fin dei conti è meno pesante di dover fare i compiti di quarta mentre i bambini giocano con il tablet!

Insomma, in conclusione, sono convinta che non sia rilevante avere tanti o pochi compiti, ma mantenere il filo, rinsaldare e sviluppare i legami con le piccole parti di sapere che fanno parte di ognuno e che fanno crescere.

Io quest’anno ci provo in base alle mie classi, a quello che è accaduto e a quello che abbiamo fatto, vorrei preparare delle piccole semplici sfide da svolgere in inglese come per esempio: Ti ricordi come abbiamo festeggiato il compleanno di XZY? Che giorno era? E tu quando compi gli anni? Tu sei più giovane o più vecchio/a di XYZ? Intanto che ci sei, racconta anche quando compiono gli anni i tuoi familiari e se non ricordi, beh chiedi, poi però scrivilo anche a me!

E così via secondo gli argomenti che ho trattato. La mia idea sta prendendo forma e so di non avere molto tempo, ma voi che cosa ne pensate?