Ancora strategie per invitare i ragazzi alla lettura:  con Loredana Pippione esploriamo quali storie e libri preferire, tra classici e nuove proposte…

Sorrido all’idea “dell’insegnante- ragioniere” che non sarò mai, anche se mi dicono che “tanto si fanno sempre un po’ le stesse cose, mentre i ragazzi cambiano tutti gli anni, per cui, che senso ha far fatica ad inventare” .
Effettivamente, sarebbe così comodo, una bella cartellina sul desktop del computer con il materiale suddiviso per classi e ogni classe per mese “tanto a novembre in prima si spiega la favola e in terza si legge Foscolo”.

Invece no. Penso all’appuntamento fisso dell’ultima ora del venerdì, in classe, dedicato a leggere e a parlare di libri, di quelli che abbiamo letto e di quelli da leggere, di quelli che ci sono piaciuti da impazzire e di quelli che abbiamo fatto fatica a terminare. A inizio anno abbiamo deciso di concederci questo piccolo regalo, un buon modo per congedarsi da una settimana di lavoro in attesa di rivederci. Questo momento, tutto nostro, ci ha permesso di rilassarci. Spesso siamo restati in classe, qualche volta siamo andati in aula lettura, altre volte in giardino.

Penso ai miei studenti, tutti diversi: c’è chi in un’ora legge diverse pagine, altri che dopo aver sbirciato qualche riga guardano fuori volando con l’immaginazione chissà dove. Non sono pochi quelli che si alzano per chiedere il significato delle parole o che non comprendono appieno una frase. Ogni volta ho spiegato, chiarito, mi sono informata se il romanzo era interessante e se lo conoscevo ho chiesto a quale punto erano arrivati e li ho incoraggiati ad andare avanti.

Mi chiedo se il mio approccio alla lettura sia sufficientemente valido ed efficace e se quanto trovano a loro disposizione sia stimolante e coinvolgente. Confesso, non lo so. L’orgoglio mi spingerebbe a dire che la strada intrapresa è quella giusta, perché suffragata dalle tante letture di autorevoli esperti e probabilmente quello stesso orgoglio mi convincerebbe che tanti altri insegnanti fanno molto meno, anzi proprio niente, ma in realtà, per quanto legga e mi aggiorni, procedo per tentativi, semplicemente perché una strada giusta non c’è.

Io, a loro, vorrei solamente consigliare delle buone storie che un po’ gli assomiglino e che non siano per forza legate a un esplicito intento educativo. Non ho dimenticato che io diventai una lettrice perché mi andava di farlo. Trovai, tardi, un libro, lo lessi e da quel momento non mi fermai più. Non ho letto per compito, per comparare gli stili, per imparare a scrivere bene. Purtroppo si rischia di far fare al libro quello che invece dovrebbe fare un buon educatore ovvero indicare la strada, passare del tempo con te, trasmettere valori, dare buoni consigli e darti la possibilità di tirar fuori quelle capacità che ti renderanno una persona migliore di quello che sei.

I ragazzi e i bambini sembrano essere appassionati dalle storie che parlino di contemporaneità, poiché sono espressione di un sentire e di un agire più vicino a loro, insomma ci si ritrovano! Il loro mondo è fatto di velocità, di messaggi immediati, di immagini dai colori sgargianti e dagli effetti speciali. I loro eroi, dai nomi a volte impronunciabili, vivono avventure dal ritmo serrato in cui non c’è spazio per i lunghi dialoghi, per le belle descrizioni o per profonde e attente riflessioni. Non è una colpa, sono così! Sono la generazione degli Avengers e degli X-men esattamente come quella dei loro genitori e di alcuni loro insegnanti lo era di Mazinga Z e di Candy Candy e ne consegue che, se l’approccio vuole essere quello di un invito alla lettura, occorra tener conto del tipo di narrazioni a cui questi ragazzi sono venuti a contatto sino a questo momento e di come i libri “classici” frequentemente parlino di un mondo ormai lontano ed incomprensibile.

“Il giro del mondo in 80 giorni” fu pubblicato nel 1872 e il “Giardino segreto” nel 1911: sono romanzi di una bellezza indicibile che parlano di carrozze, mongolfiere e governanti, dove il treno a vapore e il piroscafo sono l’espressione massima della tecnologia del tempo. Mi chiedo, però, se possano ancora coinvolgere emotivamente la generazione dei millennials. Forse è necessario avere la consapevolezza che occorra arrivarci per gradi, considerando il romanzo ”classico“,un punto di arrivo e non di partenza anche dal punto di vista linguistico-lessicale, oltre al fatto che non tutti i “classici” sono oggi proponibili.

Sicuramente leggerò, quando sarà il momento, qualche pagina di Cuore, ma come documento storico di quell’Italia “bambina” che si apprestava a diventare Nazione; come certamente leggeremo insieme la splendida storia di Giuà Dei Fichi raccontata da Calvino in “Il bosco degli animali”, ma sono cosciente che quel mondo fatto di guerra, paura, rastrellamenti, fame e freddo sia qualcosa che questi ragazzi potranno ascoltare, forse anche apprezzare, ma difficilmente capire, perché non vissuto. Per questo cerco buone storie, che non seguano le mode letterarie del momento, ma che germoglino da un’idea, che lentamente crescano e sboccino per diventare vita raccontata attraverso la penna di uno scrittore o di una scrittrice.

Cerco di non farmi imbrigliare dal pregiudizio che solo certi libri sono meglio di altri, che i vecchi romanzi sono sempre i migliori e che la maggior parte della produzione editoriale odierna è da considerare bieco prodotto commerciale.

Nella vastità della produzione editoriale contemporanea non tutto è da considerarsi un capolavoro, ma è pur vero anche che ci sono autori dalle eccellenti capacità narrativo – stilistiche, che nulla hanno a invidiare agli scrittori considerati “grandi classici” della letteratura giovanile. Certo bisogna conoscerli, e successivamente, aggiungerei, saperli presentare in modo tale da far venir voglia di assaggiarli. Ciò comporta da parte di chi promuove la lettura un continuo lavoro di aggiornamento, non solo attraverso le novità in libreria, ma anche grazie a riviste specialistiche del settore tramite la rete, dove si possono conoscere blog e siti. Questo consapevolezza, questo “ sapere di ciò di cui si parla”, diventa preziosissimo al momento del prestito librario, quando gli alunni arrivano in aula lettura e il tempo a disposizione è limitato, facilitando, non poco, il compito dell’adulto.

A volte i ragazzi si confidano e ti chiedono di aiutarli a cercare un libro che parli di qualcosa che stanno vivendo in quel momento, altre volte non ti dicono nulla e tu adulto, che non li conosci bene, rischi di ferirli senza averne minimamente la percezione. Anche nella vita di un giovanissimo ci sono momenti delicati e può essere che desideri e cerchi ciò che sta vivendo, quasi come verifica o conferma di un comune sentire, ma può anche darsi che non abbia nessuna voglia di rivivere sulla carta ciò che tutti i giorni sperimenta sulla propria pelle. In realtà i bambini e i ragazzi, i libri, sono in grado di sceglierseli anche da soli, non hanno certo bisogno di un supervisore, che li guidi, ma lo scopo dell’adulto attento e aggiornato diventa quello di facilitare un incontro ovvero offrire la possibilità a ciascuno di trovare quella storia che è stata scritta per lui o per lei, perché potesse leggerla proprio in quel momento.

Troviamo modi alternativi per promuovere la lettura e, magari, attingendo alla ricchissima bibliografia sull’argomento, troveremo un modo tutto nostro per far diventare i nostri studenti buoni lettori. Ci sono tanti modi per farlo. Qui, oggi, ho provato a raccontare il mio.