Auto valutazioni, osservazione, visione d’insieme, chiarezza: per diventare mediatore didattico affidabile non basta “conoscere” la propria materia.

Progetto deriva dal latino “gettare avanti”, una splendida etimologia che spiega le basi della mediazione degli obiettivi didattici.

Partiamo quindi da una domanda: con il mio nuovo obiettivo didattico, cosa voglio “gettare avanti”? Cosa voglio mettere davanti la strada dei miei alunni?

Sapere quale sia lo scopo ultimo del mio progettare mi rende attivo mediatore degli apprendimenti.

Parte tutto da questo: cosa voglio che resti nei miei alunni? Sì perché deve restare qualcosa dentro di loro, qualcosa che possono riprendere più avanti, qualcosa che possono collegare, manipolare, utilizzare, sbagliare, qualcosa che sia davvero loro!

Progettare in modo mediato mi porta inevitabilmente a dover pensare a cosa c’è fra ciò che conosco io e quello che conoscono i miei alunni, o che io credo che conoscano….

Mediare vuol dire anche non dare nulla per scontato perché possono esserci conoscenze dei ragazzi che io non posso sapere stando in classe e io come docente ed educatore adulto posso conoscere delle cose in più, ma non sono onnipotente, quindi ho la necessità di “mediare” la mia conoscenza con la loro.

Ciò che “progetto” per i miei alunni deve poter essere davanti a loro in breve tempo o il rischio è di perdere la loro motivazione, di rendere nullo il mio insegnamento, la mia stessa mediazione. A volte occorre anche esplicitare l’intento perché sia chiaro a tutti.

Inoltre devo conoscere non solo i ragazzi che ho davanti, ma anche l’ambiente e il ruolo in cui mi trovo: avere la visione d’insieme in quel momento.

Riuscire ad avere uno sguardo d’insieme mi permette di lasciare aperto il progetto a più strade, su più vie e quindi di potermi interrogare anche strada facendo e non solo sul raggiungimento finale dell’obiettivo.

Saper mediare gli obiettivi significa anche questo, interrogarsi sul percorso e non solo sulla meta, capire se sto ancora accogliendo l’alunno che ho di fronte o se sto iniziando a parlare in un senso unico senza ascoltare l’altro, senza capire a che punto sono del mio insegnamento

Per un mediatore è fondamentale autovalutarsi, autointerrogarsi, ”autoprogettarsi”!

Certamente tutta questa riflessione sul nostro modo di educare è inizialmente stancante: spesso non siamo abituati, ma poi diventa un’abitudine che ci permette di capire se stiamo delineando un vero e proprio percorso di apprendimento o se stiamo solo riempiendo schede operative e quaderni

Serena Neri è una professionista che offre interventi di potenziamento dell’apprendimento, training abilità sociali, interventi comportamentali e di psicoeducazione, riabilitazione cognitiva e tutor esperta nei processi di apprendimento.