Il maestro Ivan ci regala una riflessione sui lavoretti che impegnano bambini e insegnanti in classe e vengono regalati ai genitori.

Stanno per arrivare. Lo sai, vero? Se non lo hanno già fatto, tra pochi giorni i bambini di casa ti metteranno in mano un pacchettino e tu saprai immediatamente di cosa si tratta. Perché forse non è il primo e probabilmente non sarà neanche l’ultimo: è il lavoretto di Natale.

Quando quelle manine sante metteranno nelle tue una statuina in pasta di sale difficile da identificare o l’imitazione perfetta di un vetro di Murano, sempre, sempre, sempre, ti domanderai: e adesso che ci faccio?

e adesso che ci faccio?

Ora, da maestro colpevole di decine e decine di lavoretti di Natale -pentito, ma nessun pentimento ha valore senza espiazione- mi sento in dovere di chiedere scusa e, soprattutto, di svelare un paio di segreti. Il mondo della scuola non me lo perdonerà mai, ma è troppo forte il desiderio di mettermi in pace con la coscienza. Non servirà a fermarmi il basso istinto di autoconservazione della categoria. Devo dire, confessare tutto… a partire dallo scontro tra le due fazioni attualmente in lotta.

Prima fazione sul lavoretto di Natale: quelli che si ispirano al mondo gialloblu di Ikea

lavorettiPrima fazione sul lavoretto di Natale: quelli che si ispirano al mondo gialloblu di Ikea. Gli insegnanti che si ispirano al mondo gialloblu di Ikea sono esperti in organizzazione. Fanno trovare tutti i materiali ben ordinati sul banco dei bambini. Dall’alto della sua cattedra, mostrano le due-tre operazioni di assemblaggio opportunamente semplificate. Mostrano i colori da utilizzare, mettono in guardia sugli errori da non commettere e passano tra i banchi per sistemare quel che si deve. Ho visto i soggetti più agguerriti di questa categoria passare interi pomeriggi a “sistemare” e infiocchettare. Risultato: perfetto. Grande soddisfazione di Ingvar Kamprad che -ammesso che tu non lo sappia già- è il mitico fondatore di Ikea. Grande soddisfazione dei bambini, ovviamente, e dei familiari tutti.

Seconda fazione sul lavoretto di Natale: quelli che hanno grande fiducia nei bambini e, soprattutto, in quanti li hanno generati

Gli insegnanti che si ispirano a questa corrente di pensiero forniscono ai piccoli alunni quattro bottoni colorati, un lavorettibatuffolo d’ovatta, immancabili brillantini e lasciano cadere un’unica istruzione: realizzate un paesaggio natalizio in 3D. Il signor Ingvar Kamprad e con lui tutti gli ingegneri Ikea non sarebbero affatto d’accordo. I bambini si mettono al lavoro, pasticciano, si sperticano e alla fine si accorgono di essere approdati al canone dell’arte povera. Sorriso di circostanza del genitore che per primo vede il pacchetto natalizio, sguardo poco convinto del bambino che consegna il lavoro di tutta una giornata.

Bene, adesso sai cosa c’è dietro il pacchettino che stai per ricevere. Manca solo un particolare.

I lavoretti di Natale son come i panettoni. Inutile cercare quello perfetto, perché vuol dire che dentro c’è più chimica che uvetta. E anche la forma -scientificamente scampanata- non è il prodotto di un pasticcere di nome Brunelleschi, ma di un robot ultra specializzato. I panettoni brutti e sgraziati, quelli sono i più buoni perché sanno del lavoro e della passione di chi li ha prodotti. Ecco, i lavoretti sono come i panettoni, solo che non fanno ingrassare. Non è un bel vantaggio?