La prima delle 4 interviste per la serie Didacta: Roberto Rosaschino, EMEA Education Manager per Acer. Nuove tecnologie per trasformare la scuola

Avevamo già discusso di nuove tecnologie e scuola e crediamo possa essere una strada per rendere l’apprendimento sempre migliore. Durante la nostra presenza a Didacta (che si è svolta a Firenze dal 27 al 29 settembre, nella splendida cornice della Fortezza da Basso) ci siamo imbattuti in Acer che ha una divisione dedicata interamente all’educazione e non poteva mancare un’intervista con il manager Roberto Rosaschino.

– Ciao Roberto, si parla molto di nuove tecnologie, quali sono secondo te le tre tecnologie che impatteranno maggiormente il mondo ma in particolare la scuola?

Credo che la prima tecnologia che impatterà maggiormente il mondo della scuola sarà quella della programmazione o coding. Tante persone hanno evidenziato quanto sia una necessità essenziale nel mondo del futuro. Si predice che il 65% dei lavori che faremo fra qualche anno deve essere ancora inventato e saranno tutte professioni basate sulle nuove tecnologie alla cui base ci sarà la programmazione.

La seconda tecnologia è in qualche modo legata, si tratta di quello che viene spesso chiamato making. La possibilità di creare fisicamente quello che ho programmato in precedenza. Quindi per esempio il mondo delle stampanti 3d.

La terza è quella più futuristica anche se già disponibile. Si parla della mixed reality. In questo caso è una tecnologia che mi consente quando ho terminato il mio lavoro di programmazione e realizzazione, di poterlo visualizzare in un modo nuovo ma anche di aprire la strada a diverse tipologie di interazione ancora non esplorate. Proveniamo dall’utilizzare la carta, siamo passati dalle tastiere e arrivati al touch, il futuro sarà quello della realtà virtuale. Quindi utilizzeremo il nostro corpo e le nostre mani per interagire con gli oggetti virtuali come se fossero reali.

nuove tecnologie acer

– Di queste tre tecnologie qual’è quella su cui Acer punta di più per favorire il mondo dell’educazione?

Di queste tre, ci concentriamo su due in particolare: coding e mixed reality. Per quanto riguarda il coding abbiamo un prodotto che stiamo lanciando in Italia: Cloud Professor. Uno strumento che non solo dà modo agli studenti di approcciarsi al mondo della programmazione ma anche di farlo guardando all’internet delle cose. Mi piace ricordare un numero, da qui a tre anni ci saranno 20 miliardi di oggetti connessi alla rete e non si parla solo di smartphone, tablet e computer, ma anche di lavatrici, automobili e sensori. È importante far capire ai ragazzi cosa vuol dire programmare da lontano, magari essendo dall’altra parte del mondo. Questo vuol dire comunicare con il cloud.

Parlando invece della mixed reality, siamo stati i primi al mondo ad avere disponibile il visore che permette di entrare in questo mondo magico e saremo tra i primi ad averlo sul mercato, consentendo così agli insegnanti, grazie ad applicazioni che verranno rilasciate nei prossimi mesi, di utilizzare non solo un nuovo modo di preparare lezioni e spiegare ma anche di praticare nuove tecniche di interazione con gli studenti per lavorare meglio insieme.

 

– Quanto è diffusa oggi questa tecnologia nel mondo della scuola?

Il coding in Italia sta nascendo adesso. Realtà come Master Coder stanno provando con dei corsi nella sessione estiva a compensare il divario e avvicinare gli studenti a questa realtà. Però manca ancora un’integrazione nella scuola, che dovrebbe essere fatta fin dalla scuola primaria.

– Come mai non c’è ancora stata questa integrazione?

Credo che fino ad ora siano mancate due caratteristiche su cui noi invece puntiamo. La prima è la semplicità: la possibilità per chi non ha mai avuto esperienza di queste tecnologie di poter utilizzarle pochi minuti dopo aver aperto la confezione. E poi la scalabilità: la possibilità, cioè, di adattare la tecnologia al proprio percorso di studi, che sia primaria, secondaria, di primo o secondo grado la soluzione è modulabile. Questo perché si basa su un “ecosistema” che permette di aggiungere difficoltà, sensori, ed elementi di complessità strada facendo. Il tutto controllato dal cloud.

– Secondo te queste tecnologie sono rivolte più alla scuola come istituzione, all’insegnante o allo studente?

Ritengo siano rivolte a insegnanti e studenti. Principalmente perché vogliamo che siano utenti attivi. Il nostro compito è di dare una tecnologia che consente sia a uno che all’altro di non essere semplici spettatori ma poter interagire, creare e adattare ai propri bisogni questi strumenti.

– In una parola qual’è il super potere del coding?

Il super potere del coding è la creatività. Si è fatto spesso l’errore di considerarla una noiosa sequenza di numeri. In realtà consente di creare e pensare. In altri paesi questa realtà è già consolidata e gli insegnanti hanno notato che impegnare gli studenti in piccoli gruppi sulla programmazione dà loro modo di pensare, migliora il gioco di squadra e la capacità di apprendimento anche nelle altre materie, senza contare che è un’ottima preparazione per il mondo del lavoro.

A breve anche le interviste di Lisa Lanzarini di Campus Store, Christian Fanizzi di Wacebo e Alessandro Papaleo di 3DItaly.