Sono più a loro agio online che dal vivo, le nuove generazioni sono più sicure fisicamente di tutte le precedenti, ma sono più a rischio per problemi mentali
Jean Twenge è una psicologa, consulente e autrice americana, nel 2007 ha scritto Generation me. Perché i giovani di oggi sono più sicuri di sé, hanno più diritti e sono più infelici che mai, affrontando in pieno il narcisismo delle nuove generazioni. Il suo ultimo articolo è un estratto del suo nuovo libro, iGen, che tratta l’attaccamento al telefono dei postmillennial (i bambini e ragazzi nati a ridosso del cambio del millennio e successivamente).
Twenge è anche un’insegnante e aveva già notato dei cambiamenti tra i suoi studenti quando ancora gli smartphone non erano ancora così diffusi. Le interazioni sociali, gli atteggiamenti sembravano già diversi. Ora si tratta invece di bambini e adolescenti cresciuti con uno smartphone in mano, non hanno ricordi di un mondo senza internet.
La vita in questo modo è automaticamente filtrata tramite smartphone e social network. Certo non ci sono solo aspetti negativi. Questi bambini sono più tranquilli, causano meno problemi, hanno meno incidenti e tendono a interessarsi meno all’alcol, alle auto veloci, ci sono meno episodi di violenza, eppure hanno più problemi mentali, soffrono di attacchi di depressione e si suicidano di più.
Twenge ha sempre osservato cambiamenti progressivi nelle transizioni tra generazioni, persino eventi catastrofici come guerre, o rivoluzionari non riescono a definire nettamente una generazione. L’educazione dei genitori e della scuola, l’influenza della cultura sono tutte cose che contano. Ma la nascita e diffusione degli smartphone e dei social media ha causato un terremoto mai visto prima. Ci sono prove evidenti che abbiamo messo in mano ai nostri figli qualcosa che influisce pesantemente sulle loro vite, rendendoli molto infelici.
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